di Guy de Maupassant
Guy de Maupassant – Novelle – Vocifero Podcast
voce narrante Graziana Maniscalco
montaggio e sound design Giuseppe Romeo JDS
Il piccolo Simon, bersaglio degli insulti dei compagni di scuola perché “senza padre”, ritrova nel fabbro Philippe il padre che si prenderà cura di lui.
nota introduttiva di Nino Romeo
Il papà di Simon – Le papa de Simon (1879)
Il papà di Simon è la settima novella (di oltre trecento) pubblicata da Maupassant; ed è una delle poche ad avere per protagonista un bambino.
Eppure, sono tanti i racconti di Maupassant che hanno per argomento, o per sfondo, l’infanzia: infanzia/trauma (come in Cameriere, una birra!, già pubblicato in questo podcast monografico); infanzia/status psicologico continuato.
Ancor di più: le sue novelle sono popolate di bambini; anzi, di figli: figli illegittimi, ripudiati, non accettati, asfissiati da madri amorevoli e possessive, figli trascurati da padri indifferenti.
Nel paese della provincia francese, sordida come quella di altre novelle (La Signora Baptiste, tra tutte, di prossima pubblicazione su questo podcast), ove è ambientato il racconto, paese tanto insignificante per Maupassant da non meritare neanche il nome, la Blanchotte, la mamma di Simon, sedotta e abbandonata come tante ragazze di Maupassant (in prosieguo della tradizione letteraria che ha il suo prototipo nella Fadette de I Miserabili) è ‘chiacchierata’ e messa al bando dalle donne del paese, malmaritate con uomini ubriaconi e violenti, eppure elevate dallo stato acquisito di spose legittime. E così i figli, picchiati e maltrattati da quei padri, eppure fieri della propria ‘legittimità’, irridono e sbeffeggiano il loro compagno Simon perché “senza padre”. Ed irrisione e sbeffeggio si fanno violenza di gruppo contro il singolo (altro tema ricorrente in Maupassant).
Essendo uno dei racconti di esordio, Il papà di Simon presenta tratti convenzionali, nell’impianto e nello stile narrativo, che saranno che saranno abbandonati nei successivi racconti per approdare alla scrittura potente ed incisiva che fa di Maupassant uno degli autori più apprezzati e letti (a tutt’oggi) dell’Ottocento francese.
Ma riscontriamo nella novella due momenti di altissima intensità descrittiva: la scena in cui Simon si ritrova in riva al fiume, meditando il suicidio e in cui, per gioco, tormenta una rana, divaricandole le zampe, quasi a rivalersi sul povero animale per i torti subiti dai suoi compagni di scuola; e la scena dei cinque fabbri che battono all’unisono il ferro arroventato: scena mitologica (che richiama il dipinto di Diego Velasquez La fucina di Vulcano), come un’assise di saggi che indicano a Philippe, a seguito della richiesta di Simon, la via del matrimonio con la Blanchotte.
Insolito è il lieto fine di questol racconto: Maupassant conclude la maggior parte delle sue novelle in maniera tragica o ironica; comunque, inattesa e spiazzante per il lettore.